La Retrospective, nell’Agile e nella vita.
La Retrospective, il meeting e come funziona.
In cosa consiste la Retrospective? Quanto dura? Di cosa si parla? La prima ma fondamentale cosa è l’intensità. Affrontare la Retrospective in modo superficiale e veloce non porta a niente o quasi. Questo momento non è un incontro fatto per pura formalità, fatto perché si deve fare, ma un momento cruciale per verificare ciò che è stato realizzato e decidere come agire per migliorare lo stato da attuale a futuro. Retrospective lunghe ore ed ore finiscono per disperdere l’attenzione del team, troppo concise non vanno a fondo e non servono a niente. Il tempo ottimale di una Retrospective è di circa un’ora dove con intensità e grande attenzione si verifica il lavoro svolto e discute con l’intero team dei prossimi step.
Il moderatore e il suo ruolo.
In ogni sessione di Retrospective si seleziona un moderatore, che spesso coincide con lo Scrum Master. Il suo ruolo è fondamentale in quanto il meeting non deve divagare o perdere il punto del discorso. Il moderatore introduce gli obiettivi del meeting e modera gli interventi del team: tutti possono intervenire ed esprimere la loro opinione senza attaccare gli altri o di conseguenza esserlo.
Il team e la fase di riflessione.
Ogni esponente del team riflette, ascolta e espone poi il proprio pensiero. Ma come si fa a tirare le somme delle considerazioni fatte per definire poi una Retrospective? Per affrontare questo passaggio e non creare confusione è necessario individuata una tecnica di gestione della Retrospective in Agile Scrum. Vediamone due in particolare.
La prima è una delle tecniche di gestione più note, ovvero la Mad Sad Glad. Molto semplice e intuitiva riesce a coinvolgere attivamente il team e non disperdere la sua attenzione. Ferma su tre punti fondamentali interroga il team con tre domande precise:
Cosa non dobbiamo più fare? Cosa è stato di ostacolo al miglioramento del progetto?
Su cosa possiamo lavorare e quindi migliorare?
Quali sono stati gli aspetti migliori di ciò che abbiamo svolto fino ad adesso? Su cosa quindi dobbiamo puntare per i prossimi step?
La seconda tecnica di gestione è invece un po’ più complessa della prima ma utilissima per i progetti più grandi, più duraturi e che coinvolgo un team numeroso. Si tratta della Speed Car-Abys. In un mix di retrospettiva e futurospettiva, questa tecnica è molto utile quando si è vicini a un rilascio o a un momento deciso nel progetto. Da l’opportunità di avere una panoramica sul passato e riflettere sul futuro, basandosi su quattro figure fondamentali: motore, paracadute, abisso e ponte.
Nel guardare al passato incontra:
Il motore: cosa ci ha spinto in avanti? Quali sono stati i nostri punti di forza?
Il paracadute: cosa ci ha rallentato? Quali sono gli ostacoli che ci hanno messo in difficoltà?
Nel guardare al futuro, incontra:
L’abisso: quali sono i rischi che potremmo incontrare? Quali pericoli potremmo dover affrontare?
Il ponte: cosa possiamo fare per gestire il rischio? Come possiamo muoverci per superare le nuove sfide?
Dalla Retrospective alle azioni di miglioramento.
Affinché la Retrospective non diventi vana, al termine del meeting vengono individuate delle azioni da compiere e dei componenti del team che le porteranno a termine. Nella Retrospective successiva si verificherà se e come ciò è stato realizzato.
Lo stesso meeting fa parte del progetto. Valutarlo e misurarlo insieme al team è importante. Dedicate gli ultimi minuti della sessione per raccogliere feedback da parte del team, capire se è stato utile, se è migliorabile, cosa non ha funzionato. Il team è fatto da professionisti, ma gli stessi professionisti sono persone: il loro stato d’animo è importante. Ricordalo.
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